Benelli:
la leggendaria vicenda di una grande dinastia.
Partirono in sei, nell’ormai lontana primavera del 1911. Sei fratelli nei quali una mamma, avveduta e fiduciosa, aveva creduto: Giuseppe, Giovanni, Filippo, Francesco, Domenico e Antonio Benelli. Il più grande già uomo, il più piccolo ancora con i pantaloni al ginocchio.
Vedova da quattro anni la signora Teresa Boni sacrifica qualche terreno in quel di Tavullia, per impiantare a Pesaro, in via Mosca, una “Officina Meccanica di Precisione”. Un carattere fra l’artigiano e il casalingo – 5 o 6 operai – accompagna i primi passi della piccola ma attrezzata officina che in breve tempo acquista una certa notorietà e si trasferisce, nel 1916, in via del Lazzaretto sia a causa del terremoto, che ha reso inagibili i locali di via Mosca, sia per le accresciute esigenze.
Ma il sogno dei fratelli Benelli è costruire motociclette e otto anni dopo, nel 1919, il primo motore diviene realtà: un due tempi di 75 cc che, però, applicato alla forcella anteriore di una bicicletta, non da risultati soddisfacenti poiché il telaio non riesce a reggere le sollecitazioni.
Nel dicembre del 1921 – alla III Esposizione Internazionale del Ciclo e Motociclo di Milano – fa la sua comparsa, dopo notevoli migliorie, la prima vera motocicletta Benelli: il “Velomotore”, una motoleggera di 98 cc a 2 tempi, con cambio separato a due rapporti e trasmissione a catena, presentata in due modelli Turismo e Sport (125 cc) cui fa seguito nel 1923 una versione di 147 cc.
Proprio con un tipo più spinto di tale motocicletta, Tonino Benelli comincia a cogliere quelle vittorie che faranno conoscere la Casa pesarese in tutta Europa. Il brillante esordio di Tonino avviene l’11 maggio del 1924 alla Parma-Poggio di Berceto, corsa in salita di 53 chilometri , ove si classifica 3° nella categoria 350.
Nel 1926 Giuseppe Benelli disegna una nuova motocicletta con motore a 4 tempi di 175 cc, con distribuzione ad albero a camme in testa comandato da una originale “cascata di quattro ingranaggi” e prestazioni uguali o superiori a moto di maggior cilindrata, che permette innumerevoli trionfi a Tonino Benelli, Campione d’Italia nel 1927, 1928, 1930 e 1931 nonché ad altri piloti italiani (Alberti, Baschieri, Brusi, Rossetti, Serafini, ecc) e stranieri (Goor).
L’incremento produttivo ed il successo commerciale – la 175 viene costruita in vari modelli sino al 1934, quando vengono presentate dapprima una 500 e poi una 250, sempre a 4 tempi – determinano la necessità di ampliare la fabbrica ed i fratelli Benelli acquistano, nel 1932, i padiglioni della segheria Molaroni in viale Principe Amedeo ora viale Mameli.
L’abolizione nel 1934 della classe 175 non coglie di sorpresa la Casa pesarese che presenta due nuove moto da corsa: una 250 bialbero ed una 500 che debuttano al Gran Premio di Tripoli, il 31 marzo 19 35, con i piloti Alberti e Sandri. Mentre la 500 non ha fortuna e dopo poche gare esce di scena, ben più fortunato è l’avvio della 250. La prima importante impresa è la conquista del record mondiale del chilometro lanciato alla media di 181,818 km/h , il 17 giugno, con Alberti. A questo eclatante risultato fanno seguito numerose vittorie. Ricordiamo la più significativa: il Tourist Trophy all’isola di Man, la più importante ed impegnativa delle corse motociclistiche europee, con il britannico Mellors nel 1939.
Nel 1940 la Benelli presenta una 500 a valvole laterali ed una fantastica moto da corsa – una quattro cilindri fronte marcia con due alberi in testa e compressore che mai scenderà in pista – però l’inizio del conflitto la costringe a produrre unicamente modelli militari.
La Casa pesarese è all’apice – vi lavorano circa 800 dipendenti – ma la seconda guerra mondiale distrugge tutto. Bombardamenti alleati e spoliazioni da parte dei tedeschi riducono la grande fabbrica ad un cumulo di macerie e capannoni vuoti.
I fratelli Benelli non si perdono d’animo, recuperati macchinari ed attrezzature, affidano i primi lavori alla conversione civile di circa mille motociclette militari, principalmente inglesi, lasciate nei campi A.R.A.R. ( Azienda Recupero Alienazione Residuati ) dagli alleati. La ricostruzione è più laboriosa di altre Case motociclistiche e la Benelli è la grande assente alla Esposizione del Ciclo e Motociclo del 1946 mentre l’anno seguente è presente soltanto con modelli obsoleti. Il 1947 è anche l’anno della ripresa dell’attività agonistica, naturalmente con le moto di prima della guerra, guidate dall’anziano Rossetti ed il giovane Ciai.
Il 1948 è un anno fondamentale per la Casa pesarese: viene ingaggiato il forte pilota romagnolo Dario Ambrosini ed il 14 ottobre i fratelli Benelli annunciano la decisione di riprendere a costruire motociclette. Il 24 febbraio 19 49 la rivista Motociclismo presenta il modello Letizia, una motoleggera di 98 cc a 2 tempi, che debutterà alla Esposizione del Ciclo e Motociclo in dicembre.
I successi sportivi della rinata Benelli culminano nel 1950 con la conquista, da parte di Ambrosini, del Campionato del Mondo della classe 250.
Alla fine degli anni ’40 Giuseppe Benelli, a causa di insanabili divergenze con i fratelli, lascia la Benelli e, in collaborazione con Beretta e Castelbarco Albani, progetta una moderna autovettura utilitaria. Forti pressioni esterne convincono l’ingegnere a lasciar perdere tale progetto – dopo aver costruito tre prototipi – e dedicarsi al vecchio amore. Nascono così le motociclette Motobi, con il classico motore ad uovo a 2 e 4 tempi, di piccola e media cilindrata. Un successo commerciale e sportivo: oltre 1.000 vittorie nelle gare per moto derivate di serie negli anni cinquanta e sessanta.
Nel frattempo l’attività produttiva della Benelli prosegue con la presentazione nel 1951 del Leoncino e, a decretarne il clamoroso successo di vendite, è la conquista nel 1953 del primo Motogiro d’Italia con il bolognese Tartarini.
Nel 1961 la Casa pesarese celebra il suo primo cinquantenario di vita e l’anno seguente, per meglio fronteggiare la sopraggiunta crisi dell’industria motociclistica, si arriva alla fusione dei due marchi Benelli e Motobi.
Sono gli anni eroici delle molte vittorie dapprima con Grassetti, quindi con Provini e Pasolini della 250 quattro cilindri, sino alla conquista del secondo titolo iridato, nel 1969, con il pilota australiano Kelvin Carruthers.
Una vasta gamma di modelli caratterizza, negli anni sessanta, la produzione Benelli-Motobi: dai ciclomotori alla Tornado, maximoto bicilindrica di 650 cc, l’ultima originale creazione Benelli.
Nel 1972, infatti, la Casa pesarese viene acquisita dall’imprenditore argentino Alejandro De Tomaso, che pur non avendo idee molto chiare sulla attività agonistica, fa tuttavia scendere in pista nel Gran Premio Pesaro Mobili, a Villa Fastiggi, le Benelli 350 e 500. Pilotate dal finlandese Saarinen le macchine pesaresi, in una giornata entusiasmante, battono in entrambe le classi le quotatissime MV di Agostini.
La nuova proprietà rilancia e amplia la gamma dei modelli presentando una serie di motociclette pluricilindriche di varia cilindrata, sino ad una prestigiosa sei cilindri di 750 cc – prima motocicletta di serie a sei cilindri disponibile sul mercato – oltre a costruire un nuovo e moderno stabilimento in località Chiusa di Ginestreto.
E’ il canto del cigno per la Casa pesarese: la concorrenza giapponese è agguerrita e tecnicamente più avanzata. Il declino è lento ma inesorabile. Nel 1988 la Benelli è in agonia: la produzione quasi azzerata, uffici tecnici e commerciali smantellati e circa 250 dipendenti in cassa integrazione. A salvare la gloriosa Casa pesarese da un futuro incerto è un ex operaio, l’industriale pesarese Giancarlo Selci, titolare del gruppo Biesse, che la rileva il 23 ottobre 1989 . Si riparte da zero puntando al settore ciclomotori, rinviando di qualche tempo gli ulteriori ambiziosi progetti, e gli sforzi sono tutti concentrati sui nuovi modelli: Così, Devil, Scooty. Per la Benelli sembra tornato il sereno, ma dopo i primi momenti di euforia il futuro diviene nuovamente incerto.
A salire in sella alla Benelli è il gruppo Merloni di Fabriano che acquisisce, nel 1995, il pacchetto di maggioranza dello storico Marchio. E’ Andrea Merloni, il figlio di Vittorio, a prendere in mano le redini della nuova società ed il rilancio parte da uno scooter dall’estetica aggressiva: il 491. Di nuovo progetti ambiziosi e, dopo vari modelli di scooter, arrivano le maximoto: la Tornado, una tre cilindri di 900 cc che scenderà anche in pista nella Superbike, e la TnT di 1130 cc sempre a tre cilindri. Ma ancora una volta i tempi felici si allontanano e la Casa pesarese è nuovamente in agonia.
Dal dicembre 2005 la Benelli fa parte del gruppo cinese Qianjiang che prosegue la produzione delle maximoto.